Designer in quota - una recensione della mostra

«Non si può stare in pace neppure in montagna!», potrebbe pensare qualcuno, nel ricordo dei tempi in cui questa parte di universo era toccata dall’arte solo nei termini in cui a inizio ‘900 Segantini ritraeva la quiete degli alpeggi e un secolo prima Friedrich si interrogava sul sentimento
del “sublime” al cospetto della natura.
Ora invece a contaminare la montagna arriva pure il design, che fra i linguaggi dell’arte contemporanea appare forse come il più metropolitano; il design che per molti è ancora quel tipo di progettazione da cui scaturiscono sedie avveniristiche e scomode, buone tutt’al più per studi
dentistici (così uno già si prepara a soffrire prima che il trapano entri in azione), oppure le forchette di Caccia Dominioni (elegantissime, ma con cui può essere esiziale tentare di mangiare un piatto di linguine).
Invece il design sa essere molto di più, sa davvero proporsi come espressione di un connubio di estetica e funzionalità capace di accompagnare concretamente le trasformazioni della società, mettendosi al servizio di nuove esigenze, di inedite situazioni.
E tutt’altro che fuori luogo diventa oggi il suo dialogo con la montagna, che conserva sì la poesia delle tele divisioniste di Segantini o degli oli del friulano Napoleone Pellis, ma che nella contemporaneità è divenuta contesto sempre più strategico, a partire dal suo ruolo di sentinella
ambientale.
I lavori esposti parlano di come questo dialogo con la montagna abbia coinvolto gli allievi dell’indirizzo Design del Liceo Artistico Galvani di Cordenons, che a partire dal concorso “New Design 2021” si sono confrontati con la realtà del Parco Dolomiti Friulane, progettando oggetti per il merchandising e strutture funzionali ai percorsi attrezzati.
Curve dinamiche, cilindri, qualche spigolo da arrampicata... Allungando lo sguardo sulle tradizioni locali e sulle forme di natura, dalla morfologia di un picco roccioso alla sezione delle corna di uno stambecco, gli studenti con entusiasmo e levità hanno proposto idee per accompagnare i visitatori
del Parco nella loro visita e nel sedimentarsi della loro esperienza, nel farsi ricordo della propria meraviglia di fronte alla natura.
Un’esperienza da vivere con un sorriso – come nei giochi ideati da Gaia Zamuner, in cui diventano tessere di un puzzle tridimensionale le forme della flora alpina e le balze del Campanile della Val
Montanaia – con la consapevolezza però che nel nostro tempo il gioco si fa serio e che le tessere del rapporto uomo-natura vanno incastrate con la massima attenzione e responsabilità.

Prof. Fulvio Dell'Agnese


Designer in quota
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