Lettera del Dirigente Scolastico


Cari studenti, gentili famiglie, 

sono purtroppo giornate di emergenza e di ansia, queste che stiamo vivendo, e ci tenevo, nella confusione di notizie che si susseguono, a condividere con voi una mia riflessione, auspicando sia utile spunto di discussione in queste giornate che, dal chiuso degli uffici scolastici, sono così strane: perché una scuola senza studenti è una specie di incubo, e confido che la vostra scuola, col suo carico di doveri e piaceri, vi manchi quanto alla scuola mancate voi.

Sono giornate in cui talvolta sembra che la paura possa prendere il sopravvento in ciascuno di noi, in cui il morbo, così sottile ed invisibile, si insinua nelle pieghe stesse della nostra socialità. La paura è un nobile e utile sentimento che non a caso la natura ha selezionato accuratamente per la sua capacità di tenerci vivi: ci predispone alla lotta o alla fuga, e spesso ci impedisce di commettere sciocchezze. Perché è di morte e di altre sciocchezze che in questi giorni temo vi toccherà ragionare, e del ruolo che l’illuministica razionalità scientifica e l’oscuro timore dell’umana mortalità hanno tutt’oggi da giocare.

Avevo pensato, nei giorni scorsi, di condividere con voi pagine di letteratura, da Lucrezio a Camus, da Boccaccio a Manzoni, e probabilmente può essere questo un tema di rinnovato interesse per l’attività didattica, domani, e ne discuterete con i docenti di letteratura, e non solo. Il tema potrebbe essere proprio, ed è un tema così odioso che tante volte non solo nella società ma anche dentro scuola tendiamo a rimuoverlo, “l’uomo e la morte”. In qualità di “apprendisti artisti” penso che abbiate già avuto modo di ragionare sul fatto che l’espressione artistica probabilmente ha avuto origine proprio da questa coscienza della propria finitezza corporale: sarà utile discuterne con i docenti di filosofia e religione e storia dell’arte, e non solo.

Scelgo però di condividere con voi un’incisione che tanto mi impressionò da studente, e che quasi sicuramente già conoscete: Il cavaliere, la morte e i diavolo di Albrecht Dürer.

Lascio a voi l’analisi dell’opera, che sicuramente saprete fare meglio di me; tra l’altro ammetto che la simbologia che ci ho voluto vedere io non corrisponde all’intenzione dell’autore; insomma è un gioco.

Vorrei solo farvi notare che tutti noi abbiamo un’armatura per avanzare nonostante la paura; sono i comportamenti che sapete di dover seguire in queste giornate: proteggete gli altri coprendo naso e bocca con un fazzoletto o con l’incavo del gomito quando starnutite o tossite, lavatevi spesso le mani con acqua e sapone, non toccatevi occhi, naso e bocca con le mani, evitate contatti ravvicinati; precauzioni semplici e importanti.

Intanto tra le mura di scuola, i vostri docenti, dimostrando ancora una volta non solo un alto livello di professionalità ma anche lodevoli disponibilità e responsabilità [scusate l’omoteleuto], stanno in questi giorni lavorando per fornirvi materiali, lezioni, compiti e fatiche, sperimentando - per quanto possibile – anche la formula della didattica digitale; non prendetela come una vessazione, per favore. Seguite invece con la massima attenzione le istruzioni che vi arriveranno sia tramite circolari sia all’interno del registro di classe. Sicuramente è una novità per tutti ma impareremo insieme.

La fatica dell’istruzione sarà sempre la vostra armatura, per non parlar del cane.

Già, il cane: come potrebbe il cavaliere affrontare il terrore, senza la compagnia del fedele amico?

Stringetevi ai vostri affetti – lavandovi prima le mani - ma non trascurate i vostri doveri in queste giornate di forzata vita a casa: è la gioia della fatica ben spesa e del lavoro ben fatto, quella che vi aspetta.

Stiamo, come si dice, lavorando per voi, tutti voi e ognuno di voi, come sempre: che vuol dire che stiamo pensando a voi.

E mentre scrivo questa comunicazione scarsamente istituzionale, mi rendo conto che nel prato qui sono spuntati dei fiori: c’è qualcos’altro di invisibile e potente che sta arrivando, dietro le nuvole.

La primavera arriva, superate le paure del buio inverno, con la sua rinnovata energia.

Con la sua speranza.

Un saluto,

(apprendista) dirigente scolastico

Enrico Quattrin