Sulla guerra - Il D.S. e i Rappresentanti di Istituto delle studentesse e studenti

Ci sono infinite parole che mi frullano in testa, in questo periodo: sono talmente tante che è opportuno stare in silenzio. Il quadrato nero vuole stare a simboleggiare questa esigenza di silenzio: e contemporaneamente la pienezza: “È da zero, nello zero, che il reale movimento dell'essere comincia” disse Malevič; aggiungerei il 1° assioma della Scuola di Palo Alto: “non si può non comunicare - La non-comunicazione è impossibile, perché qualsiasi comportamento comunica qualcosa di noi ed è impossibile avere un non-comportamento.”

Quindi il silenzio sarebbe una comunicazione, e probabilmente una comunicazione subita: meglio quindi prendere la parola. Solo che, fondamentalmente, al netto delle analisi politologiche, degli approfondimenti storici ed economici, e anche al netto dell’angoscia delle immagini e delle notizie, quello che mi resta, dopo aver ben scavato, emotivamente, è il disgusto. Forse è solo stanchezza, in questa emergenza che sembra via via diventare regola; ma c’è qualcosa, probabilmente, di giusto, in questo disgusto: nella nostra Costituzione nessuna parola è stata scelta senza motivo, e l’art. 11 recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ripudiare sta per “Rifiutare, non riconoscere più come proprio qualcosa che pur è nostro (o lo era fino a quel momento) ad esempio un’opera dell’ingegno”.

Per quanto mi riguarda, ogni riflessione, ogni interpretazione, è anche un tentativo di trasformazione (ogni teoria implica una prassi): ogni volta mi trovo a pensare che la risposta un po’ a tutto sia più lavoro, migliore fatica, fallire meglio, insistere a sorridere. Sembra facile, non lo è affatto. Per questo la mia è una esortazione generale a tenersi su, l’un con l’altro, costantemente. Rubo da K.Vonnegut una frase che può riassumere, in questo momento, il senso delle nostre fatiche, o quanto meno darci una direzione di massima: “Insegnate ai vostri figli e anche a voi stessi, finché ci siete, come abitare un piccolo pianeta senza collaborare a ucciderlo.” 

Come spesso mi accade quando fatico a rintracciare parole giuste, sto zitto e chiedo aiuto: in questa occasione quindi preferisco ricevere e pubblicare le parole che i rappresentanti di istituto degli studenti hanno saputo rintracciare.

Eccole:

Ci è stato chiesto cosa pensiamo riguardo a quello che sta accadendo nel mondo, riguardo alla guerra; inizialmente non volevamo esprimerci o meglio, non sapevamo cosa dire, per paura di essere fraintesi e di cadere nel banale, perché in situazioni come queste e su argomenti del genere, è facile, è questione di poco. Poi però abbiamo anche pensato che non è non esponendosi che si risolve il problema; ci sarà sempre chi avrà da ridire e chi troverà inappropriato ciò che diciamo o pensiamo… per questo motivo chiediamo anche a voi cosa ne pensate, come state vivendo questo periodo e se c’è qualcosa che vi spaventa. Fa bene a tutti parlare, soprattutto dopo due anni in cui la maggior parte di noi si è rintanato in sé stesso. Come voi, anche noi sentiamo il bisogno di parlare. Nel giro di due anni siamo stati sballottolati a destra e a sinistra, catapultati in realtà a noi sconosciute, di cui si sentiva parlare solo nei libri di storia e nei film: prima la pandemia e ora la guerra.

Dopo due anni di pandemia in cui siamo stati privati della libertà, a cui eravamo abituati, è comprensibile cercare di vedere solo gli aspetti belli della vita e avere la voglia di tornare a sorridere; così non è,  ma purtroppo la realtà che stiamo vivendo adesso, è questa!

In Ucraina fatti orribili e disumani stanno colpendo la popolazione e noi siamo qui in attesa di sapere cosa succederà domani, se toccherà anche a noi scappare e combattere contro questo male; male che avremmo dovuto imparare a non ricommettere, ma l’uomo ci sta dimostrando ancora una volta di saper stupire.

Noi crediamo non sia giusto voltarsi dall’altra parte per cercare di vivere sereni, quando a qualche chilometro di distanza da noi c’è chi soffre ingiustamente! 

I prossimi potremmo essere noi e per questo, ora come ora, l’unica cosa che possiamo fare è ascoltare e guardare quello che succede e non voltarci; aiutare per come ci è possibile. 

Numerose sono le associazioni che stanno raccogliendo fondi e beni di prima necessità per fare avere un aiuto all’Ucraina, stiamo cercando di individuare qualche iniziativa su cui far convergere la nostra solidarietà, ma ci sentiamo di esortare ciascuno ad individuare e contribuire come può.

Non è giusto voltarsi, come non è giusto tenersi tutto dentro; per questo stiamo pensando, con la complicità del Dirigente, di creare una bacheca degli studenti in atrio, in sede centrale e in succursale, su cui potrete lasciare un pensiero riguardo quello che sta accadendo, per la popolazione Ucraina o semplicemente per sfogarvi, visto il periodo non facile. Ogni pensiero sarà letto e sarà utile, anche in vista dell’assemblea di istituto che si svolgerà a fine mese. Non appena l’idea sarà definita vi forniremo dettagli.

I rappresentanti di Istituto

Veronica Ambrico

Alessia Spessotto

Eleonora Pajer

Il Dirigente Scolastico

Enrico Quattrin