Lettera del DS: buon anno.

Cari studenti, care studentesse, gentili famiglie, nonché docenti e personale Amministrativo Tecnico e Ausiliario, sono quei giorni folli e magici prima dell’avvio del nuovo anno.

Non serve sottolineare quanto siano strani giorni, in uno strano periodo: stiamo lavorando al meglio delle nostre forze, e talvolta sembra non essere abbastanza. Succede. 

Ma, studentesse e studenti, succede anche in classe ad ognuno di voi: talvolta gli ostacoli sembrano insormontabili. Così il mio lavoro, in questa precisa serata di fine estate, deve essere ricordare a tutti che ce la faremo. E non perché siamo particolarmente bravi, non perché siamo speciali o abbiamo super poteri, non perché abbiamo santi in paradiso o perché siamo particolarmente furbi. Siamo una normalissima scuola, speciale come tutte; non è vero, siamo la scuola più bella del mondo, ma il punto non è questo. Semplicemente c’è un lavoro che va fatto, è qui davanti a noi, sotto forma di una montagna di giorni (sono 207 per chi volesse contarli) che, visto anche il trambusto dello scorso anno, possono sembrare una sfida insuperabile; ma la soluzione è molto semplice: tutti noi riconosciamo l’importanza di questo lavoro. Semplicemente è da portare a termine, quindi lo faremo. 

Quando mi sento particolarmente sconfortato, e con questa pandemia succede, purtroppo, penso alcune cose che voglio condividere con voi.

Ogni sforzo che ognuno di noi fa è finalizzato a proteggere gli altri: per questo ci siamo abituati a indossare la mascherina, no? E a me questa continua mutua protezione reciproca continua a sembrare una lezione stupenda. La nostra responsabilità è verso gli altri: un dovere costituzionale di solidarietà che improvvisamente diventa pratica quotidiana, come dovrebbe essere sempre. Non è un caso che sia ben scritto nell’articolo 2 della nostra Costituzione: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Sottolineo per pedanteria che subito dopo i diritti compaiono i doveri perché ovviamente il contrappunto all’esistenza dei diritti sono i doveri, e se i primi sono inalienabili i secondi d’altro canto sono inderogabili, e il minimo comun denominatore di questi doveri è la solidarietà, senza cui non c’è Stato perché non c’è comunità.

Smetto di azzardare la lezione; quel che volevo dire è che quando sono sconfortato, penso alcune cose.

    1. Sono certo di poter contare sulla collaborazione e sull’impegno di ognuno di voi; ognuno per le sue possibilità e capacità, collaborerà a far funzionare la scuola più bella del mondo, semplicemente perché, ormai non possiamo più nascondercelo, la scuola, quando l’abbiamo dovuta fare a distanza, ci è mancata, a tutti. Per questo devo ricordare a tutti che  è importante osservare le regole e comportarsi sempre con la massima prudenza, sempre e ovunque, dentro e fuori scuola.
    2. Qui nessuno di noi si tira indietro dalla fatica, mai. Perché sappiamo l’importanza di quello che stiamo facendo. Per riassumere, voglio indirizzarvi a un video di una performance olimpica di qualche anno fa, a Sidney, anno 2000:

L’atleta che vedete, Eric Moussambani, proveniente dalla Guinea Equatoriale, si ritrovò a partecipare alle olimpiadi nei 100 metri stile libero. Fantastico, no? Solo che otto mesi prima non sapeva neppure nuotare, per allenarsi aveva a disposizione soltanto una piscinetta turistica di un hotel, e prima di questa gara non aveva mai nuotato i 100 metri.

Guardate il video: e se alla prima vasca vi scappa da ridere, ridete pure, ma aspettate e guardate la seconda vasca. Spero che succederà a voi quel che è successo a me e al pubblico: sentirete il riso tramutarsi in rispetto per quell’uomo che va al di là della fatica, spinto dal bisogno di portare a termine con pura forza di volontà, la sua sfida. Ogni sfida è prima di tutto con sé stessi.

Non a caso, poi la sua prestazione è stata considerata una manifestazione degli ideali dello spirito sportivo delle Olimpiadi: l'importante è partecipare, ma il senso è la partecipazione, nel senso di prendere parte, di non stare in disparte.

Ecco, capiterà a tutti, talvolta, di sentirsi così: sul trampolino di una sfida impossibile: ma non sarà mai il fallimento in sé a definirci, almeno non dentro una scuola, quanto lo spirito e la determinazione che abbiamo messo nel portare a termine il nostro compito facendo del nostro meglio.

E il nostro compito, e il nostro meglio è, attraverso l’educazione, acquisire profondità. 

E qui, visto che mi piace cercare guai parlando di arte in un liceo artistico, vi rimando a un’opera che ho sempre molto amato, da quando da fanciullo ho avuto modo di vederla alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma (GNAM): l’autore è Lucio Fontana, l’opera “Concetto spaziale. Attese”, potete vederla qui

Non oso commentarla, ovviamente: dirò solo che quando l’ho vista ho scoperto che esiste un dietro. Una profondità, uno spessore, un concetto di spazio a cui non ero abituato. Essere la scuola del progetto, come è scritto nel PTOF, significa, secondo me, esattamente scoprire continuamente, nella superficialità del momento, la profondità dell’esserci. E’ in fondo questione di maneggiare una prospettiva, inserendoci nel tempo, ognuno di noi, effimeri, improbabili e miracolosi.

E nella mia prospettiva, nutro la certezza che il variegato mondo di adulti che qui gira, stia continuamente lavorando per il meglio delle nostre studentesse e studenti: i vostri professori, in particolare e non solo, sanno vedere in quel che siete un sogno che sarete: e io nutro sempre, in queste vigilie, un pizzico di invidia per i docenti che si cimenteranno ancora una volta in un mestiere impossibile e bellissimo, quindi a loro va il mio anticipato grazie. E un grazie anticipato anche ai genitori, da cui so di trovare, come dimostrato lo scorso anno, attenzione e collaborazione per individuare sempre le migliori soluzioni ai problemi che inevitabilmente si incontrano.

E così infine, a voi, studentesse e studenti, non posso che chiedere il massimo impegno, la massima determinazione, e di crescere, e di essere così liberamente belli e difettosi ogni giorno. E perdonatevi, se potete, le vostre infelicità: talvolta ricordatevi che siete soltanto giovani. Ora fate del vostro meglio: io ho bisogno di ognuno di voi. E ricordatevi che qualsiasi sia il problema, lo studio, l’impegno e la fatica sono una buona risposta. Quando non state faticando, vuol dire che siete alle prese con problemi non abbastanza difficili, e non state imparando abbastanza. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi [...] E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.” 

Io come sempre vi prometto di prestare orecchio a cosa avete da dire.

Voi promettete di non nascondetevi: siate la bellezza che aspettiamo.

Buon anno a tutti e a ciascuno.

(apprendista) Dirigente Scolastico

Enrico Quattrin